Matteo Jorgenson: un americano pronto per i Mondiali
1° alla Dwars Door Vlaanderen. 1° alla Parigi-Nizza. 2° al Giro di Dauphiné . 8° nella classifica generale finale del Tour De France oltre a cinque piazzamenti di tappa tra i primi 10. Il 25enne americano Matteo Jorgenson sta vivendo la sua prima stagione con Visma | Lease a Bike ottenendo risultati incredibili. Di certo questi successi non sono inaspettati (nel 2023 ha vinto il Tour of Oman e ha collezionato Top 10 all'E3 Saxo Classic e al Giro delle Fiandre) ma, sicuramente, Jorgenson sta raggiungendo nuovi livelli con Visma.
Giro ha contattato Jorgenson mentre faceva la spola tra le gare del World Tour in Quebec e a Montreal, appena due settimane prima dell'inizio dei Campionati del Mondo UCI a Zurigo, in Svizzera, dove è diventato il leader designato per il team degli Stati Uniti. Con i suoi compagni di squadra della Visma sull'autobus in fondo che dormono o con uno smartphone in mano, il rider dell'Idaho che ora chiama Nizza casa ha condiviso con noi i suoi pensieri come pretendente più accreditato a indossare le strisce arcobaleno del Campione del Mondo.
Ieri è stata una grande gara in Quebec, con un attacco sferrato negli ultimi chilometri prima di essere ripreso e prima dello sprint finale del gruppo. Alla fine dell'attuale stagione, pensi che il gruppo ti lascerà la stessa libertà di scappare come quest'anno?
Certo che no. Penso anche che sia una cosa assolutamente normale, ma non credo comunque che [la vittoria] fosse il caso di ieri. Parlo solo di quella gara, non so se non è mai finita in volata. In generale, penso di essere più tranquillo nel gruppo, ma questo vale per entrambi: nel gruppo ricevo un po' più di rispetto. Ti metti davanti e i ragazzi ti danno più spazio. Va benissimo.
Tra tutti i roboanti risultati di quest'anno, ce n'è uno che vale davvero la pena sottolineare?
La Parigi-Nizza si distingue decisamente in tutto e per tutto. È un qualcosa che non dimenticherò mai. Non mi sarei mai aspettato di riuscire a vincere. Per me è stato quasi come uno shock vincere in casa sulle strade su cui mi alleno ogni giorno. Era un qualcosa che probabilmente sarebbe potuto essere il punto più alto della mia carriera. Vado [alla Parigi-Nizza] da anni e questo ha cambiato completamente la mia opinione su me stesso e su quello cui posso aspirare.
Sei tornato negli Stati Uniti per un po' e ti abbiamo visto a Park City: faceva parte di un allenamento in altura, stai facendo un allenamento specifico prima di prepararti per i Mondiali?
Sì, esatto, l'altitudine a me fa bene, lo so per certo. Quest'anno ho già fatto tre campi in altitudine, c'è da dire che ti logorano mentalmente, perché ogni volta ti ritrovi da solo in un posto per un mese. Questa volta [negli Stati Uniti], per ogni blocco di allenamento di tre giorni, cambiavo posto con il mio sprinter van, così da avere strade sempre perfette, e speravo di salire in quota lentamente. All'inizio ero a 6.000 piedi e la scorsa settimana ho dormito a circa 9.000 piedi. Ho iniziato a Boise, poi sono andato a Jackson Hole, poi sono sceso a Park City, poi ho girato il Colorado e sono stato un po' ad Aspen, e Steamboat, Boulder, e infine sono tornato a Park City. È stato davvero un bel momento, molto bello, l'allenamento è stato un po' più rilassante e, alla fine, sono andato da una casa di amici all'altra.
Non ti fermi da febbraio, quindi un mese lontano dalle corse ti è sembrato come fare un reset? Ti senti pronto a spingere di nuovo?
Non vedo l'ora che arrivi il resto dell'anno, sono decisamente motivato per i Campionati. Mi sono allenato bene durante il periodo in cui ero libero. Non è che fossi in vacanza o roba del genere, ma la stagione è andata meglio di quanto potessi pensare, quindi non ho rimpianti o altro. Mi sto preparando con più calma rispetto a prima.
Se pensi alla corsa di Zurigo, i cui 270 chilometri sono davvero tanti, e i 4.500 metri di dislivello, questa prova può influenzare in qualche modo la scelta della tua attrezzatura?
No, direi di no. Quest'anno ho alternato l'Aries, più ventilato, e l'Eclipse, più aerodinamico, e mi sono reso conto che le prese d'aria aerodinamiche del casco sono davvero perfette. Non ne sono ancora sicuro al 100%, ma probabilmente userò quello, per il semplice motivo che andiamo così veloci che anche il minimo vantaggio aerodinamico deve essere sfruttato.
E per quanto riguarda gli altri ciclisti, chi guarderai con attenzione?
Beh, di sicuro [Tadej] Pogacar e bisogna pensare a cosa farà la squadra della Slovenia, quale sarà la loro tattica. E poi dovrò solo concentrarmi sulla mia gara. Penso che la cosa migliore sia quella di cercare di anticipare un po' le sue mosse. Ossia di giocare d'anticipo, perché su un percorso così difficile, se scappa, non riesco a stargli dietro. Se vogliamo essere onesti.
E quante possibilità ti dai?
Penso di poter salire sul podio. Questo è il mio obiettivo. Non vedo l'ora di salire in sella. Penso di essere in forma. Mentalmente sono molto, molto rilassato. Ora quello che voglio è solo salire in bicicletta. Sono felice. E non vedo l'ora.